Seduta sulla poltrona con lo sguardo perso dalla finestra, fissavo da ore il campo pieno di fiori che circondava quella che ormai era diventata la mia casa . Non erano dei fiori qualunque pero, erano dei papaveri rossi, alti e con i pettali grandi. Era la stessa vista ogni mattina ma quel campo non mi e mai sembrato cosi bello come oggi. Sono sempre stata affascinata dai papaveri rossi, cosi tanto che erano quelli I fiori con i quali volevo addobare la chiesa il giorno del mio matrimonio.Una scelta un po strana mi dissero ai quei tempi, fiori inodore, poveri, ma a me quell rosso mi dava un senso di tranquilita. Sara perche sin da piccolo quando anadavo in campagna da mia nonna , mi piaceva correre sotto la pioggia tra i campi di grano pieni di papaveri.Ormaio sono passati dei mesi che son entrata qua dentro e il silenzio che regnava nella stanza al inizio mi dava cosi tanto fastidio, ma adesso aime non produce piu niente nella mia mente.Mi sentivo un po come Virginia Wolf nel libro “Una stanza tutta per se” , solo che io la stanza per essere da sola non l’avvevo solo per qualche ora ma per tutto il tempo, che sembrava infinito tra quelle mure.Persa nei miei pensieri mi accorsi che il caffe sul tavolo si era raffredato. Avevo detto all’infermiera dilasciarla sul tavolo insieme alla colazione.Erano ormai passate le 10 e mi decisi di alzarmi e riprendere il mio rituale quotidiano. Iniziai a sfogliare i giornali giusto per sapere cosa succedeva di nuovo fuori dal mio mondo. Anche se mi ero disctaccata dalla realta avvolte m’incuriosiva sapere cosa succedeva fuori da quella residenza in cui vivevo. Ho datto un occhiata veloce alle notizie e si come non ho trovato nulla che attirasse la mia attenzione chiusi e gli riposi soppra iltavolo.Ho rifatto il letto sistemando per bene specialmente i cuscini colorati che me gli son portata da casa. Volevo che quella camera tutta Bianca avvesse un po di calore , che portasse gioia anche a quei rari visitatori che mi accompagnavano nelle mie lunghe giornate.Avvevo proposto anche alla direttrice di colorire un po le altre camere. Lei al inizio mi ha guardato un po con diffidenza poi accossenti.Oh quanto mi piaceva che lo curassi nei minimi dettagli quella camera. Non avvevo perso l’abbitudine di voler tutto in ordine.I fiori che stavano sul comodino si erano assecati. Non poteva essere diversamente anche quando ero giovane non sono mai stata abbastanza brava a prendermi cura dei fiori.Sai Eden,mi dissi:”In fondo non sei stata in grado di prenderti cura ne anche delle persone, che ti erano vicino”Avvevi sempre tanto amore da dare ma trovavi sempre il modo peggiore per estrare I tuoi sentimenti.Leggendo Freud per molti anni pero riusci a dare un senso a questo mio disagio, questo modo di comportamento e a mettere un po l’anima in pace capendo che non tutto dipendesse da me.Persa nei miei pensieri, sentiti malapena il bussare sulla porta. Era l’ora delle medicine. Viddi affaciare l’infermiera. Era una ragazza solare, graziosa e un po cicciotela. Mi ricordava me stessa quand ero giovane.Quanto tempo era passato. Non so perche nella mia mente ho sempre avvuto la convinzione che sarei rimasta sempre da sola, ma non sola senza una famiglia , sola nel mio essere di pazza come sono sempre stata. Il mio carattere e stato sempre molto difficile da essere sopportato. Due sono state le persone che mi hanno sopportato davvero e sono stato al miofianco per tuttiquestianni.Uno e stato il mio marito, che ha avvuto una pazienza tale che solo un uomo che puo amare una donna cosi tanto come lui mi ammasse poteva restare al mio fianco anche nei mie moment peggiori.L’altro e stato un mio amico di una vita, compagno di cuore che mi ha fatto venir fuori la vera Eden.Mi scuote dai pensieri la voce del infermiera che mi si avvicino per darmi I medicinali.Sul commodino della camera oltre ai fiori assecati cerano un sacco di libri, alcuni iniziati e mai finite, pero e uno dei diritti del lettore iniziare un libro e se non si ha voglia o non si piace puo lasciarlo a meta.Libri diversi ,ognuno legato ad un periodo particolare della mia vita. Ma quello a cui non rinunciassi mai e che l’avvevo imparato quasi a memoria era “La prigioniera” del tempo perduto di Proust.Quello era l’unico ricordo materiale che avvevo dal mio amico speciale di una vita.Anche se la mia mente avveva perso un po i ricordi , il momento quando lui mi regalo quel libro me la ricordo come se fossi adesso. Era il giorno del mio compleanno e quando ha tirato fuori quell libro con la copertina rossa lo abbracia forte forte. Se chiudo gli occhi ho ancora la senzazione delle sue braccia che mi strissero forte.Smisi il mio viaggio mentale e cominciai a prepararmi perche oggi la mia piccola veniva a farmi visita. Era il suo ventesimo compleanno e non potevo farmi trovare impreparata.